La Geologia del Terremoto si basa sull’osservazione che i grandi terremoti producono effetti permanenti nel paesaggio e nella geologia superficiale che sono direttamente riconducibili alle caratteristiche della sorgente sismica in profondità e che nel tempo, con il ripetersi dei terremoti, vanno a definire un paesaggio tipico.

pleasent valley1915 Nevada

Il terremoto di Pleasent Valley del 1915 in Nevada ha prodotto una scarpata di faglia (banda bianca) al piede del versante lunga quasi 60 km con altezze fino a 2 m. La scarpata separa il rilievo montuoso dal bacino; questi due elementi geomorfologici si sono identificati nel tempo con il ripetersi di terremoti che hanno portato al cumularsi di eventi cosismici di sollevamento del rilievo montuoso rispetto al bacino. Rilievi e bacini associati soni tipici di un paesaggio sismico legato a regioni in estensione e alla presenza di faglie normali.

Localizzazione, lunghezza e altezza di scarpate di faglia, distribuzione di fenomeni di liquefazione, di frane o movimenti gravitativi, distribuzione ed entità di subsidenza o sollevamento, tutti dipendono dalla localizzazione, magnitudo, geometria e cinematica della faglia responsabile del terremoto. Lo stesso si può dire per i maremoti: l’estensione e l’entità delle inondazioni costiere è legata alle caratteristiche della sorgente del maremoto, che sia sismica o non.

La descrizione di questi effetti è riportata anche in molte cronache di terremoti del passato [si veda ad esempio il Catalogo dei forti Terremoti in Italia che contiene anche le descrizioni degli effetti sull’ambiente naturale] ma solo dalla metà del 1800 ha cominciato ad essere sistematizzata e compresa come manifestazione superficiale del fenomeno terremoto che poteva anche fornire informazioni sull’evento. Questi concetti risultavano già ben chiaramente elaborati nelle osservazioni di G. K. Gilbert’s sul grande terremoto della Owens Valley (Stati Uniti Occidentali) del 1872 (A theory of the earthquakes of the Great Basin, American J. Of Science, v27, p 284-299, 1884) e cominciavano a delinearsi anche nelle osservazioni degli effetti cosismici di altri scienziati in varie parti del mondo. 
L’avvento della sismologia strumentale e l’inizio del monitoraggio delle regioni più sismiche del mondo ha fatto passare in secondo piano il contributo della geologia alla comprensione dei terremoti che solo qualche decina di anni fa è stata formalizzata come Geologia del Terremoto e viene oggi integrata alla Sismologia classica, sismologia storica e geodesia nello studio dei terremoti.

Emergeo, nasce proprio con l’intento di fornire una informazione accurata e indipendente del terremoto che integrata alle osservazioni tradizionali permetta di comprendere in modo più completo il fenomeno e le sue conseguenze sul territorio. Lo studio approfondito di un terremoto, anche se a posteriori, è fondamentale per l’avanzamento delle conoscenze sulla sismicità di una regione, sui processi che innescano la rottura di una faglia, sul ciclo sismico, ecc. Questo perché il terremoto è il nostro esperimento; non abbiamo laboratori in cui riprodurlo in modo simile all’ambiente naturale come si fa ad esempio per studiare la crescita di cellule o i batteri o la potenza di un motore. Il terremoto, per quanto portatore di distruzione e vittime, rimane per il sismologo un evento prezioso e da studiare a fondo.

 Kaikura eq 2016 NZ

Scarpata di Faglia prodotta dal terremoto M7.8 di Kaikura del 2016 (Nuova Zelanda). Il terremoto ha prodotto scarpate di faglia sia in terra che in mare per più di 100 km con picchi di slip prossimi ai 10 m. La foto mostra una scarpata che blocca il corso di un drenaggio con conseguente formazione di un laghetto, diretta conseguenza della deformazione cosismica.

Per questo Emergeo si occupa di raccogliere e descrivere nel modo più accurato e oggettivo possibile grandi o piccole scarpate di faglia, fratturazione del suolo, deformazione di strati o superfici, disallineamento di drenaggi, sollevamenti, subsidenze, liquefazioni, crolli, frane, ecc. [vedi emergenze concluse]
Questi effetti rappresentano un riferimento prezioso e una calibrazione per lo studio dei terremoti del passato per cui non esistono informazioni o quelle storiche esistenti sono comunque limitate e maggiormente dirette al danneggiamento dei manufatti. Al tempo stesso ci permettono di costruire scenari per i terremoti futuri individuando non solo gli effetti cosismici attesi per le diverse magnitudo del terremoto, ma anche le potenziali sorgenti sismogenetiche attraverso studi geomorfologici, e la frequenza e l’entità dei terremoti attesi sulla sorgente attraverso studi paleosismologici.

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